giovedì 6 giugno 2013

Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi, al battesimo conte Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi (Recanati, 29 giugno 1798 – Napoli, 14 giugno 1837), è stato un poeta, filosofo, scrittore, filologo e glottologo italiano.
È ritenuto il maggior poeta dell'Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, nonché una delle principali del romanticismo letterario; la profondità della sua riflessione sull'esistenza e sulla condizione umana – di ispirazione sensista e materialista – ne fa anche un filosofo di notevole spessore. La straordinaria qualità lirica della sua poesia lo ha reso un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale europeo e internazionale, con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca.
Leopardi, intellettuale dalla vastissima cultura, inizialmente sostenitore del classicismo, ispirato alle opere dell'antichità greco-romana (le letture e le traduzioni di Mosco, Lucrezio, Epitteto), approdò al Romanticismo dopo la scoperta dei poeti romantici europei (Byron, Shelley, Chateubriand), divenendone un esponente principale, pur non volendo mai definirsi romantico. Le sue posizioni materialiste – derivate principalmente dall'Illuminismo – si formarono invece sulla lettura di filosofi come il barone d'Holbach[1], Pietro Verri e Condillac, a cui egli unisce però il proprio pessimismo:
« Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell'esser mio frale,
Qualche bene o contento
Avrà fors'altri; a me la vita è male »
(Giacomo Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, vv.100-104)
Il dibattito sull'opera leopardiana a partire dal Novecento, specialmente in relazione al pensiero esistenzialista fra gli anni trenta e cinquanta, ha portato gli esegeti ad approfondire l'analisi filosofica dei contenuti e significati dei suoi testi. Per quanto resi specialmente nelle opere in prosa, essi trovano precise corrispondenze a livello lirico in una linea unitaria di atteggiamento esistenziale. Riflessione filosofica ed empito poetico fanno sì che Leopardi, al pari di Schopenhauer e più tardi di Kafka, possa essere visto come un esistenzialista o almeno un precursore dell'Esistenzialismo.
Giacomo Leopardi nacque nel 1798 a Recanati, nello Stato pontificio (oggi in provincia di Macerata, nelle Marche), da una delle più nobili famiglie del paese, primo di dieci figli. Quelli che arrivarono all'età adulta furono, oltre a Giacomo, Carlo (1799-1878), Paolina, Luigi (1804-1828) e Pierfrancesco (1813-1851). I genitori erano cugini fra di loro. Il padre, il conte Monaldo, figlio del conte Giacomo e della marchesa Virginia Mosca di Pesaro, era uomo amante degli studi e d'idee reazionarie; la madre, la marchesa Adelaide Antici, era una donna energica, molto religiosa fino alla superstizione, legata alle convenzioni sociali e ad un concetto profondo di dignità della famiglia, motivo di sofferenza per il giovane Giacomo, che non ricevette tutto l'affetto di cui aveva bisogno.
In conseguenza di alcune speculazioni azzardate fatte dal marito, la marchesa prese in mano un patrimonio familiare dissestato, riuscendo a rimetterlo in sesto grazie ad una rigida economia domestica. I sacrifici economici e i pregiudizi nobiliari dei genitori resero infelice il giovane Giacomo che, costretto a vivere in un piccolo borgo di provincia e in uno Stato tra i più retrogradi d'Italia, rimase escluso dalle correnti di pensiero che circolavano nel resto del paese e in Europa.
Fino al termine dell'infanzia Giacomo crebbe comunque allegro, giocando volentieri con i suoi fratelli,soprattutto con Carlo e Paolina che erano più vicini a lui d'età e che amava intrattenere con racconti ricchi di fervida fantasia.

Analisi del periodo

L'analisi del periodo studia la sintassi della frase complessa, cioè quella frase con più verbi, formata, quindi, da più frasi semplici (proposizioni), chiamata, appunto, periodo. Il periodo è una frase compiuta formata da una o più proposizioni collegate fra loro.
Le proposizioni principali non dipendono dalle altre dal punto di vista grammaticale. Ne esistono diversi tipi:
enunciative: si dividono in affermative e negative e contengono un'opinione, una descrizione, o altro;
interrogative: si dividono in parziali (quando la domanda si riferisce solamente ad un elemento della frase), totali (quando la domanda si riferisce all'intera frase), disgiuntive (quando la domanda pone un'alternativa). Tutte queste possono essere anche retoriche;
esclamative;
volitive: si dividono in imperative (se indicano un comando), esortative (se esprimono un'esortazione), concessive (se esprimono una concessione) o desiderative/ottative (se esprimono un desiderio).
I verbi servili, quali dovere, potere, e volere formano un unico predicato con la forma dell'infinito cui sono legati, anche se tempi composti.
Collegamento tra proposizioni
Subordinazione: rapporto di dipendenza tra le proposizioni, dove si ha una reggente e la sua dipendente/subordinata (ipotassi).
Coordinazione: le proposizioni sono poste sullo stesso piano sintattico, senza dipendere le une dalle altre (paratassi).
coordinata-:rapporto attraverso preposizioni coordinanti
L'apparato genitale rappresenta quell'insieme di organi fisiologici preposti alla riproduzione negli animali superiori.
L'apparato genitale è composto da tre organi distinti:
le gonadi, rappresentate dai testicoli nei maschi e dalle ovaie nelle femmine;
gli organi genitali esterni;
i gonodotti.

Equazione

Come risolvere le equazioni di primo grado

A

1) Equazioni di primo grado numeriche intere

Le equazioni numeriche intere di primo grado sono le equazioni nelle quali l'incognita non compare a denominatore.
Il procedimento da seguire è il seguente:
  • Si eliminano eventuali denominatori e si eseguono i calcoli presenti
  • Si spostano a primo membro i termini contenenti l'incognita e a secondo membro i termini noti (numeri)
  • Si riducono i termini simili del primo membro e si effettuano i calcoli nel secondo membro, scrivendo l'equazione nella forma:
ax = b
A questo punto si possono presentarsi 3 casi:
  • L'equazione è determinata. Se a è diverso da zero basta applicare il secondo principio di equivalenza, come visto sopra, e si ottiene Equazioni primo grado ;
  • L'equazione è indeterminata. Se sia a che b sono uguali a zero, si ottiene un'equazione del tipo 0x = 0 che è vera per qualsiasi valore attribuito all'incognita x, perché qualunque numero moltiplicato per zero dà zero. Quindi si ha a che fare con un'identità;
  • L'equazione è impossibile. Se a = 0 ma b è diverso da zero, si ottiene un'equazione del tipo 0b che non è verificata per alcun valore dell'incognita perché non esiste alcun numero che moltiplicato per zero dia un numero diverso da zero.